MACINAPEPE PEUGEOT: UN LEONE ALLA TUA TAVOLA
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Peugeot & Moi
29 dicembre 2022
Tempo di lettura: 6 minuti
Dopo aver iniziato a lavorare il metallo, realizzando nastri in acciaio per cucire, lame per seghe e molle per l'industria orologiaria, è nel 1840 che i fratelli Peugeot progettano il loro primo macinacaffè, chiamato semplicemente "Modello Ordinario". Questo momento ha segnato l'inizio della produzione dei famosi macinapepe Peugeot, utilizzati per macinare chicchi di caffè e spezie, "fiori di sale" e persino zucchero per diverse generazioni fino ad oggi.
Contemporaneamente alla grande avventura automobilistica e ciclistica, Peugeot non ha mai smesso di sviluppare, innovare e perfezionare i suoi macinapepe, ancora prodotti nello storico stabilimento di famiglia nel Doubs, in Francia. Tutto è progettato e realizzato in loco: il design, lo sviluppo tecnico e naturalmente la produzione. Il legno è tornito, verniciato o dipinto, i meccanismi sono punzonati e meticolosamente assemblati con maestria orafa. I macinapepe vengono esportati dalla nativa Francia in più di 80 paesi in tutto il mondo.
Vale la pena di raccontare un delizioso aneddoto.
Negli anni '30, Jean Pierre Peugeot visitò le fabbriche automobilistiche americane. Durante un grande banchetto, gli fu detto che tutto nella stanza in cui si trovava era americano.
"Quasi tutto", rispose il francese, afferrando il macinapepe sul tavolo, "tranne questo, che è francese" e girandolo per condire il suo piatto aggiunse, "e anche Peugeot!".
L'iconico macinino Paris è apparso nel 1987 ed è il best-seller di Peugeot. All'epoca disponibile solo in legno naturale o laccato, il macinino Paris oggi è prodotti in una moltitudine di colori, materiali e dimensioni: il più grande misura 110 cm!
Vale la pena di raccontare un delizioso aneddoto.
Negli anni '30, Jean Pierre Peugeot visitò le fabbriche automobilistiche americane. Durante un grande banchetto, gli fu detto che tutto nella stanza in cui si trovava era americano.
"Quasi tutto", rispose il francese, afferrando il macinapepe sul tavolo, "tranne questo, che è francese" e girandolo per condire il suo piatto aggiunse, "e anche Peugeot!".
Per cominciare, parlaci un po' di te...
Sono Christophe Marguin e sono il presidente dell'associazione chef Les Toques Blanches Lyonnaises. Rappresento la quarta generazione di chef della mia famiglia, ristoratori dal 1906. Si può dire che nasco per fare questo mesiere. Ho fatto un classico corso di formazione con una laurea e per una decina di anni ho lavorato per altri chef, prima di rilevare l'azienda di famiglia che si trovava in un piccolo villaggio nell'Ain (centro-est della Francia) chiamato Les Échets. Oggi siamo a Lione e il nostro ristorante, acquistato 5 anni fa, si chiama Le Président.
Il pepe è un ingrediente che ho scoperto quando stavo imparando a cucinare. Anche se nato in questo ambiente, è stato durante la mia formazione che ho imparato davvero il mestiere.
Un tipo di pepe è diverso a seconda delle sue origini. Ho un ricordo pazzesco su questa cosa: un giorno sono andato in Cina, in diverse regioni e mi trovavo a Szechuan. Non ho mai assaggiato pepe così buono come lì. Questa qualità non è reperibile qui in Europa, nemmeno oggi. Una scoperta straordinaria per me che ha cambiato la mia visione del pepe. Quindi, dal momento in cui lo acquistiamo, ce ne prendiamo molta cura: lo assaggiamo, lo annusiamo, lo sgranocchiamo anche per provare a sentirne i sapori, a seconda del piatto che vogliamo realizzare.
Strano chemi trovi a parlarne oggi perché la scorsa settimana, con il mio chef, ho accennato all'idea di riproporre un grande classico della cucina francese: la bistecca al pepe. Un piatto oggi scomparso dai menù, anche se è un classico e piace alla gente. Quindi, dobbiamo lo riproporremo certamente.
La prima cosa è regolare il macinino con la manopola che si trova nella parte superiore: più stretta è la manopola, più fine è la macinatura e viceversa. Per fare questo, bisogna capire come vi piace il pepe. Ad alcune persone piace ben tritato, ad altri più grossolano. Il nostro palato reagisce a seconda di come viene macinato il pepe: se è fine o grosso, il gusto sarà diverso. Noi chef, quando prendiamo un macinapepe, anche se è quello che usiamo regolarmente, diamo sempre un quarto di giro di macina in mano per vedere come esce, perché se qualcun altro l'ha usato nel frattempo, potrebbe non andar bene per noi.
La seconda cosa a cui bisogna prestare attenzione è l'origine del pepe. Mai risparmiare. Noi ristoratori adottiamo la stessa filosofia con il caffè. Il caffè di bassa qualità costa 15 euro, il caffè di buona qualità 30 euro. Noi chef utilizziamo solo 7 grammi di prodotto in una tazza di caffè, quindi preferiamo acquistare caffè di buona qualità, perché ala fine la differenza di prezzo è minima. Lo stesso vale per il pepe: per uno o due giri di macinino a persona, bisogna acquistare del buon pepe... e un buon macinapepe!"
Per noi cuochi l'uso principale del pepe è nel condimento. Meglio non mescolarlo con altro.