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Ari Vatanen: "La 205 T16 è sempre stata comoda come un guanto" 

Data di pubblicazione

Tempo di lettura: 6 minuti

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Ari Vatanen è un'icona del rally, un campione targato PEUGEOT sempre a bordo della sua inseparabile 205 T16. E per il 40esimo anniversario della 205, lo abbiamo incontrato per parlare della sua passione come pilota e del suo rapporto con quest'auto leggendaria.

 

Ari Vatanen è nato il 27 aprile 1952 a Tuupovaara, nella Finlandia dell'est.

 

"Vivevo in un luogo piuttosto isolato. Non avevo la possibilità di assistere alle gare automobilistiche come spettatore. Poi nel 1964, quando avevo 12 anni, fecero per la prima volta un rally dalle mia parti. Era la metà di luglio, ed è un dettaglio importante: era il periodo del "sole di mezzanotte". Un vero spettacolo. Il giorno e la notte si fondono, mentre la luce non cala mai davvero, ma rimane... morbida. È un fenomeno particolare: si ha la sensazione che il tempo rallenti e che si fermi."

 

"Comunque, le prime auto sarebbero dovute arrivare intorno alle 2 del mattino. La mia famiglia andò  a letto verso le 22 come al solito, mentre io andai ad attendere il loro arrrivo seduto su un terrapieno. Non mi sarei mai perso quel momento! Quattro ore dopo, arrivò finalmente la prima macchina. Me la ricordo sfrecciare in curva: era una Volvo bianca. Puntò nella mia direzione, guidando di traverso, con la polvere alle spalle, in quella luce speciale dell'estate finlandese... Ricordo il rumore dei freni a tamburo e la sua luce rossa, ricordo le pietre che rotolavano sotto i pneumatici. Ero letteralmente senza fiato. Il mio corpo di dodicenne era seduto su quel terrapieno e la mia mente andava con l'auto... Il resto della storia la conoscete. "

Qualche anno prima, un tragico evento aveva rischiato di fermare per sempre la corsa per diventare un pilota: si trattava di un incidente stradale che aveva coinvolto l'auto di famiglia e in cui aveva perso la vita il padre.

 

"In seguito ho detto che volevo 'domare le macchine'. Inconsciamente, da quel momento, avevo in testa una sola idea: domare l'auto. Era diventata come un'ossessione, una necessità." 

Qualche anno prima, un tragico evento aveva rischiato di fermare per sempre la corsa per diventare un pilota: si trattava di un incidente stradale che aveva coinvolto l'auto di famiglia e in cui aveva perso la vita il padre.

 

"In seguito ho detto che volevo 'domare le macchine'. Inconsciamente, da quel momento, avevo in testa una sola idea: domare l'auto. Era diventata come un'ossessione, una necessità." 

Un altro ricordo, questa volta più felice, gli torna in mente quando cita Peugeot. 

 

"Nel mio paese, ci sono alcune persone che mi sono rimaste impresse:gli insegnanti, il capo della polizia, il guardiano della foresta, il medico e il farmacista il cui dispensario apparteneva alla stessa famiglia da decenni. Il farmacista aveva una 403. Ricordo che all'epoca possedere una Peugeot fosse una cosa un po' fuori moda, e quest'immagine me la portai appresso anche quando nel 1983 iniziò la mia avventura a bordo della 205 T16."

Ma questa avventura con la Peugeot 205 T16 avrebbe forgiato il giovane Ari Vatanen, aprendogli gli occhi.
 
"Credo sinceramente che pochissimi piloti abbiano avuto la possibilità di vivere una simile avventura nella loro vita, non solo come pilota ma anche come persona. Sono onorato di averla vissuta a fondo e di essere qui oggi per raccontarvela."

Ma questa avventura con la Peugeot 205 T16 avrebbe forgiato il giovane Ari Vatanen, aprendogli gli occhi.

 

"Credo sinceramente che pochissimi piloti abbiano avuto la possibilità di vivere una simile avventura nella loro vita, non solo come pilota ma anche come persona. Sono onorato di averla vissuta a fondo e di essere qui oggi per raccontarvela."

"Quando ho incontrato per la prima volta Jean Todt per discutere con lui del progetto, gli feci subito questa domanda: Ho sentito dire che usate solo componenti francesi e che impiegate solo persone francesi, è vero? Lui mi rispose: No Ari, utilizziamo tutto ciò che può portarci alla vittoria. Beh, devo dire che seppe rassicurarmi."

Il legame tra il pilota finlandese e la sua Leonessa era evidente allora come oggi:

 

"La 205 T16 è un'auto che mi calza a pennello. Poteva cambiare direzione anche con la più piccola spinta del volante, ma le ruote anteriori rimanevano sempre perfettamente dritte. Potevi farla sbandare per tutto il tempo. Che auto fantastica! Sono un autentico fan della 205. Era davvero la mia macchina e la mia squadra: era evidente, come il DNA. Non sarebbe stato possibile fare altro. Mi sentivo a casa con questa squadra e con questa macchina. Credo che se fossi entrato in un'altra squadra e avessi guidato un'altra auto, mi sarei sentito un mercenario. Riesci a capire la differenza? È fondamentale: il mio cuore era con il team Peugeot e con la 205. E lo è ancora oggi!"

Il legame tra il pilota finlandese e la sua Leonessa era evidente allora come oggi:

 

"La 205 T16 è un'auto che mi calza a pennello. Poteva cambiare direzione anche con la più piccola spinta del volante, ma le ruote anteriori rimanevano sempre perfettamente dritte. Potevi farla sbandare per tutto il tempo. Che auto fantastica! Sono un autentico fan della 205. Era davvero la mia macchina e la mia squadra: era evidente, come il DNA. Non sarebbe stato possibile fare altro. Mi sentivo a casa con questa squadra e con questa macchina. Credo che se fossi entrato in un'altra squadra e avessi guidato un'altra auto, mi sarei sentito un mercenario. Riesci a capire la differenza? È fondamentale: il mio cuore era con il team Peugeot e con la 205. E lo è ancora oggi!"

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